Avi Loeb: l’umanità considererà gli alieni come “Dio”

Avi Loeb: l'umanità considererà gli alieni come "Dio"

L’astrofisico Avi Loeb, figura di spicco nel panorama accademico internazionale, ha sottolineato l’arroganza dell’idea che l’umanità sia sola nell’universo. Secondo Loeb, la scoperta di una civiltà extraterrestre, potenzialmente molto più antica della nostra, potrebbe fungere da catalizzatore per l’unificazione dell’umanità.

In una recente intervista con Fox News Digital, Loeb ha sottolineato l’enorme vastità dell’universo, stimando che esistano decine di miliardi di pianeti nella sola Via Lattea e centinaia di miliardi di galassie simili alla nostra. Ha espresso la speranza che la scoperta di civiltà extraterrestri più avanzate possa stimolare l’umanità a progredire e a superare le proprie divisioni.

Archeologia spaziale: i resti delle civiltà aliene nello spazio

Loeb ha ipotizzato l’esistenza di numerose civiltà extraterrestri ormai estinte nella nostra galassia, paragonando la ricerca di prove della loro esistenza a scavi archeologici su larga scala nello spazio. Ha coniato il termine “archeologia spaziale” per descrivere questa nuova disciplina scientifica, sottolineando la necessità di esplorare l’universo alla ricerca di reperti che testimonino la presenza di civiltà aliene più antiche della nostra.

Le analisi condotte sui materiali recuperati hanno rivelato proprietà straordinarie: una velocità di ingresso nell’atmosfera terrestre superiore al 95% di quella delle stelle vicine e una durezza eccezionale, incompatibile con la composizione di meteoriti o altri corpi celesti naturali. Queste caratteristiche suggeriscono una possibile origine artificiale, prodotta da una tecnologia extraterrestre.

Un'immagine di microsonda elettronica di una sferula recuperata dal fondo dell'Oceano Pacifico. 
Il dott. Avi Loeb ritiene che queste sfere siano la prova di un meteorite o di un oggetto interstellare precipitato nella zona. 
Credito: Stein Jacobsen e Avi Loeb, Harvard University.
Un’immagine di microsonda elettronica di una sferula recuperata dal fondo dell’Oceano Pacifico. Il dott. Avi Loeb ritiene che queste sfere siano la prova di un meteorite o di un oggetto interstellare precipitato nella zona. Credito: Stein Jacobsen e Avi Loeb, Harvard University.

Tentativi di screditare Avi Loeb

Le tesi di Loeb sono state oggetto di numerose critiche da parte della comunità scientifica. In un recente articolo del New York Times, è emerso che le sue affermazioni, pur suscitando grande interesse mediatico, non trovano un solido fondamento nelle evidenze scientifiche disponibili. L’astrofisico Steve Desch ha espresso apertamente il suo disappunto, sottolineando come le teorie di Loeb rischino di screditare la ricerca scientifica seria.

Lo scienziato ha respinto le critiche, affermando che i suoi colleghi scettici non sono interessati a cercare prove concrete a sostegno o confutazione delle sue teorie. Loeb ha attribuito tali atteggiamenti a una sorta di “gelosia accademica”, suggerendo che i suoi detrattori siano più interessati a difendere lo status quo che a perseguire la verità scientifica.

Loeb, alla guida del Progetto Galileo, si è posto l’ambizioso obiettivo di elevare la ricerca di tracce di civiltà extraterrestri tecnologiche (ETC) da un ambito marginale a una disciplina scientifica rigorosa e sistematica. In altre parole, mira a rendere la ricerca di vita extraterrestre un campo di studi riconosciuto e supportato dalla comunità scientifica.

Vedere gli alieni come dei

Loeb ha sottolineato l’importanza di mantenere una mente aperta nei confronti delle teorie sulle civiltà extraterrestri, indipendentemente dall’esito delle future ricerche scientifiche. Ha inoltre affermato che la scoperta di vita extraterrestre potrebbe avere un profondo impatto sull’umanità, suscitando un’esperienza di natura spirituale.

Loeb ha affermato, inoltre, che una civiltà scientificamente avanzatissima potrebbe essere paragonata a una divinità, vista dalla prospettiva di una civiltà meno sviluppata. Ha utilizzato l’analogia di un abitante di una caverna che, catapultato in una metropoli come New York, sarebbe sopraffatto dalla complessità della tecnologia e la attribuirebbe a forze soprannaturali. Allo stesso modo, una civiltà estremamente intelligente potrebbe apparire a noi come divina, semplicemente perché non siamo in grado di comprenderne appieno le capacità.

Ed ha dichiarato: “Ho pensato a un parallelo interessante con un episodio biblico: l’incontro di Mosè con il roveto ardente. Se Mosè avesse avuto a disposizione gli strumenti scientifici moderni, come quelli utilizzati nel Progetto Galileo, avrebbe potuto analizzare il fenomeno in modo più oggettivo. Sensori a infrarossi gli avrebbero permesso di misurare la temperatura del roveto, la quantità di energia emessa e di determinare se si trattasse di un evento naturale o anomalo.”

Loeb ha suggerito che una civiltà tecnologicamente molto più sviluppata della nostra potrebbe apparire agli occhi umani come dotata di poteri soprannaturali. Ad esempio, una civiltà in grado di manipolare le leggi fondamentali dell’universo, come la meccanica quantistica e la gravità, potrebbe essere in grado di creare nuovi universi, un potere che nelle religioni è solitamente attribuito a una divinità creatrice.

La distinzione fondamentale tra scienza e religione risiede nel metodo: la scienza si basa sull’evidenza empirica, ossia su prove raccolte attraverso strumenti e osservazioni, mentre la religione si fonda sulla fede, un’adesione a credenze che trascendono la verifica sperimentale.

Avi Loeb vuole la piena divulgazione

Loeb ha sottolineato l’importanza di condividere la conoscenza scientifica con tutti gli esseri umani, paragonando l’umanità a un’unica comunità che naviga nello spazio. Ha affermato che qualsiasi scoperta scientifica, in particolare quelle riguardanti l’universo e i potenziali vicini extraterrestri, dovrebbe essere resa pubblica e accessibile a tutti, richiamando alla mente la vicenda di Galileo Galilei, condannato per aver sostenuto una teoria scientifica rivoluzionaria.

Richiamando la figura di Galileo, Loeb ha criticato la politicizzazione della scienza: “Se abbiamo compreso che la Terra orbita attorno al Sole, non avrebbe avuto senso limitare la libertà di Galileo”. Secondo Loeb, questo episodio storico illustra chiaramente la differenza tra la ricerca della verità scientifica, che si basa su prove e osservazioni, e le dinamiche politiche, spesso influenzate da interessi personali e di potere.

Infine, il professore di Harvard ha concluso l’intervista con un messaggio.

Il metodo scientifico si fonda sull’evidenza empirica e non dovrebbe essere condizionato da pregiudizi o influenze esterne. La ricerca scientifica non dovrebbe essere ostacolata da critiche infondate sui social media o da rivalità accademiche. Il mio obiettivo è quello di indagare l’eventuale esistenza di forme di intelligenza superiore, una ricerca che, a mio avviso, non è sufficientemente valorizzata.

Fonte: Fox News

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