I Men in black o Uomini in nero, figure enigmatiche avvolte nel mistero, sono diventati parte integrante del folklore degli avvistamenti UFO. Spesso descritti come agenti governativi o addirittura extraterrestri, questi uomini vestiti di nero sembrano avere lo scopo di intimidire e silenziare i testimoni di incontri ravvicinati.
Ma chi sono davvero i Men in black? E qual è il loro ruolo nel fenomeno UFO?
Essi sono figure alte e magre, spesso descritte come vestite di nero da capo a piedi. Hanno un aspetto inquietante, con occhi neri e lucidi e un’aria di autorità. Spesso compaiono dopo avvistamenti UFO, visitando i testimoni e cercando di convincerli a dimenticare ciò che hanno visto.
Non esiste una spiegazione definitiva per l’origine dei Men in black. Alcuni credono che siano agenti governativi incaricati di nascondere la verità sugli UFO. Altri credono che siano extraterrestri che cercano di controllare l’umanità. E altri ancora credono che siano entità interdimensionali che monitorano le attività umane.
Il motivo per cui i Men in black cercano di intimidire i testimoni di avvistamenti UFO non è chiaro. Tuttavia, le loro apparizioni continue e il loro comportamento intimidatorio hanno alimentato la speculazione e il dibattito. Gli Uomini in nero rimangono uno dei più grandi misteri del fenomeno UFO.
Le descrizioni degli stessi sono varie e contraddittorie. Sebbene la maggior parte dei testimoni riferisca di aver incontrato uomini, le donne sembrano essere una rarità. Il caso del dottor Hopkins, ad esempio, ha descritto un individuo con un aspetto sinistro, quasi lugubre.
Nonostante il loro aspetto straniero, non si è mai riusciti a individuare la loro provenienza. Il loro linguaggio, pur essendo straniero, è difficile da collocare geograficamente. Molti parlano un inglese impeccabile, quasi meccanico. Inoltre, dimostrano una conoscenza inquietante dei dettagli personali di coloro con cui entrano in contatto.
Incontro ravvicinato con i Men in black: il caso Hopkins
Nel 1976, mentre indagava su un caso UFO a Norway, nel Maine, il dottor Hopkins si è trovato coinvolto in un evento ancora più straordinario. Durante una serena notte di settembre, il medico è stato visitato da due uomini vestiti di nero, figure enigmatiche che lo hanno messo in guardia sulla delicatezza delle sue indagini.
Il caso che stava analizzando riguardava due operai che, dopo aver avvistato un UFO e aver cercato di avvicinarsi, sono stati investiti da una luce accecante e hanno perso conoscenza.
Quando i due operai hanno ripreso i sensi, si sono trovati a un chilometro di distanza, confusi e disorientati. Erano trascorse ore e non ricordavano nulla di quanto accaduto. Il dottor Hopkins, sfruttando le sue abilità di ipnotizzatore, ha tentato di recuperare i ricordi perduti.
I risultati lo hanno lasciato sconcertato e convinto di essere sulla soglia di una scoperta rivoluzionaria nel campo dell’ufologia.
Quella sera, mentre la famiglia era assente, Hopkins ha ricevuto una telefonata da un uomo che si è presentato come vicepresidente della New Jersey UFO Research Organization. Quest’ultimo, interessato al caso di Norway, ha chiesto un colloquio privato con il dottore. Hopkins, fidandosi, lo ha invitato a casa sua.
Terminata la telefonata, egli si è recato all’esterno. Al chiarore della luce, ha intravisto una figura maschile che si dirigeva verso di lui. L’uomo era vestito di nero, un nero profondo e lucente con un cappello a tesa larga che gli oscurava parzialmente il volto.
Quando lo ha raggiunto, Hopkins è rimasto scioccato.
Il volto dell’uomo era completamente bianco, privo di peli e con labbra di un rosso acceso che sembravano dipinte. I suoi occhi, neri e lucidi, fissavano Hopkins con un’intensità inquietante.
Stranamente, la conversazione scorse su binari quasi normali, incentrata sui dettagli del caso UFO. Eppure, l’atmosfera era carica di tensione. Quando la discussione è volta al termine, l’uomo ha estratto una strana moneta e l’ha posta a Hopkins. Mentre l’esaminava, la moneta ha iniziato a sfocarsi, dissolvendosi nel nulla sotto i suoi occhi increduli.
L’enigmatico uomo ha affermato: “Né tu, né nessun altro su questo pianeta, rivedrà mai più quella moneta. Potremmo far svanire i tuoi ricordi come la moneta è svanita dai tuoi occhi”.
L’uomo in nero, con voce imperiosa, ha ordinato a Hopkins di interrompere immediatamente le sue indagini sul caso di Norway e di distruggere ogni traccia delle sue ricerche. Stranamente, la sua voce ha iniziato a rallentare, come se un meccanismo interno si stesse inceppando.
Barcollando come un automa, si è diretto verso una luce blu intensa che pulsava nell’oscurità. Hopkins, attonito, lo ha visto scomparire nel nulla.
L’incontro sconvolgente ha lasciato profonde ferite nel dottore. Quando la famiglia ha fatto ritorno, lo ha trovato immobile sul divano con una pistola stretta in mano. La casa era avvolta da un’atmosfera di oppressione. Nonostante le ricerche, non è stata trovata alcuna traccia dell’uomo in nero.
Disperato e spaventato, Hopkins ha deciso di interrompere ogni collaborazione con Stephens e Grey, distruggendo ogni prova delle sue indagini.
Il dottor Hopkins, stimato professionista nel suo campo, è considerato uno dei testimoni più affidabili di incontri con i Men in black. La sua reputazione e la sua lucidità intellettuale rendono difficile screditare la sua testimonianza. Tuttavia, non è stato il solo a riferire di tali incontri inquietanti.
Altri incontri con i Men in black
Anche figure di spicco nel mondo dell’ufologia, come militari di alto rango, hanno riferito di incontri con i Men in Black . Il colonnello George P. Freeman dell’Aeronautica Militare statunitense ha confermato l’esistenza di casi in cui individui, spacciandosi per agenti governativi, hanno intimidito testimoni di avvistamenti UFO. Nonostante le indagini, l’identità e gli obiettivi di questi misteriosi personaggi rimangono avvolti nel mistero.
Un caso particolarmente intrigante ha coinvolto Robert Richardson di Toledo, membro dell’APRO, un’organizzazione rinomata nel campo dell’ufologia.
Nel 1967, dopo un suo personale incontro ravvicinato, Richardson è stato contattato da due distinti gruppi di Uomini in nero, in un’escalation di eventi che sottolinea l’interesse anomalo verso i testimoni di fenomeni UFO.
Una notte, mentre era al volante, Richardson si è trovato di fronte a uno strano oggetto che non è riuscito ad evitare. L’impatto con l’UFO, sebbene surreale, non ha causato alcun danno né all’oggetto né all’auto. Sceso dal veicolo, Richardson ha rinvenuto un piccolo frammento metallico fuso, un’unica prova tangibile del suo incredibile incontro. L’accaduto è stato confidato solo a pochi intimi.
Pochi giorni dopo l’incidente, due giovani a bordo di una Cadillac nera del 1953 hanno fatto visita a Richardson. Il loro comportamento era apparentemente normale, ma l’episodio ha destato la sua curiosità. Annotato il numero di targa, Richardson ha scoperto che non corrispondeva a nessun veicolo registrato.
La situazione si è fatta più inquietante una settimana dopo, quando egli ha ricevuto la visita di due uomini dall’aspetto minaccioso, corrispondenti alla classica descrizione dei Men in black: completamente vestiti di nero, con tratti somatici marcati e un’aria straniera. Uno parlava un inglese impeccabile, mentre l’altro aveva un accento indistinto.
I due uomini hanno cercato di screditare la sua testimonianza, sostenendo che tutto fosse frutto della sua immaginazione. Richardson, però, è rimasto fermo nelle sue convinzioni. Quando gli hanno chiesto di consegnare il frammento metallico, egli ha risposto di averlo affidato all’APRO per un’analisi. La conversazione si è fatta rapidamente minacciosa quando uno dei due ha pronunciato una frase inquietante, alludendo alla sicurezza di sua moglie.
Nonostante le minacce, Richardson ha deciso di non cedere al ricatto e ha raccontato l’accaduto ad altre persone. Il fatto più inquietante è che pochi erano a conoscenza dell’esistenza del frammento metallico, rendendo impossibile che gli Uomini in nero ne fossero venuti a conoscenza se non attraverso mezzi illeciti.
I primi visitatori, pur misteriosi, sembravano esseri umani, seppur con un veicolo non rintracciabile. I secondi, invece, erano chiaramente più minacciosi, ma una volta che la storia si è diffusa, hanno smesso di perseguitare Richardson.
Le rivelazioni di Keel sui Men in black
John Keel, famoso per le sue ricerche sul fenomeno Mothman, ha affermato di aver avuto un incontro ravvicinato con ni Men in black. Secondo Keel, UFO, Uomini in nero, fantasmi e altri fenomeni paranormali sono tutti interconnessi e legati a una qualche entità extradimensionale.
Egli ha ipotizzato che i Men in black non fossero alieni, ma creature presenti sulla Terra fin dai tempi antichi, coinvolte in progetti misteriosi e impegnate a mantenere segreti certi aspetti della realtà.
Avvolti nel mistero, i Men in black e la loro vasta rete di collaboratori costituiscono un tassello fondamentale del puzzle UFO. Dietro le quinte, si ipotizza che questi gruppi stiano orchestrando un piano ambizioso: il controllo assoluto di governi, religioni e scienza. Le loro origini, nascoste nelle nebbie del tempo, si perdono nei secoli.
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