Il cuore pulsante della macchina della manna, un reattore di natura sconosciuta, potrebbe essere stato riposto nell’Arca dell’Alleanza, trasformandola in un contenitore potenzialmente letale.
La storia della manna
Il libro dell’Esodo narra le sofferenze del popolo ebraico sotto il giogo della schiavitù in Egitto. Intorno al XIV secolo a.C., terrorizzato dalla crescente popolazione ebraica, il faraone ha emanato un decreto crudele: ogni maschio ebreo appena nato doveva essere annegato nel Nilo. Per salvare suo figlio da questo destino orribile, una madre, con un gesto di disperato amore, lo ha deposto in una cesta e lo ha affidato alle acque del fiume.
Ritrovato dalle braccia materne della figlia del faraone, il piccolo è stato chiamato Mosè ed è stato cresciuto come un principe egizio. Tuttavia, il destino aveva in serbo per lui un compito ben diverso. Scoperte le sue vere origini, Mosè si è fatto portavoce del suo popolo, chiedendo al faraone la liberazione degli ebrei. Di fronte al rifiuto, egli ha guidato l’esodo verso la libertà attraverso il Mar Rosso. Dopo anni di erranza nel deserto, segnati dalla tentazione e dalla prova, il popolo ebraico ha raggiunto infine la Terra Promessa.
In un deserto inospitale, con poche risorse e una popolazione numerosa, le provviste hanno iniziato a scarseggiare drasticamente. Ed è stato allora che Dio è intervenuto, inviando la manna dal cielo per sfamare il popolo.
Come funzionava la macchina della manna
La Bibbia narra che durante la loro peregrinazione nel deserto, gli ebrei sono sopravvissuti miracolosamente grazie a un unico alimento: la manna. Questa sostanza misteriosa, inviata da Dio, rappresenta uno dei più grandi enigmi dell’Esodo.
Sebbene la Bibbia non offra una descrizione dettagliata della manna, altri testi antichi come lo Zohar ci offrono ulteriori spunti. Lo Zohar menziona gli ‘antichi dei giorni’ come la fonte della manna, ma l’identità e la natura di questa entità rimangono avvolte nel mistero.
Secondo Giorgio Tsoukalos, le descrizioni presenti nello Zohar, lungi dall’alludere a figure divine, suggeriscono piuttosto l’esistenza di una sorta di tecnologia avanzata. L’autore ha ipotizzato che i ‘cervelli’, le ‘facce’ e i ‘tubi’ menzionati nel testo possano essere interpretati come componenti di una macchina complessa, alimentata da diverse fonti di luce.
Affascinati da queste antiche descrizioni, due ingegneri elettrici hanno intrapreso un’audace impresa: progettare una macchina ispirata ai testi degli ‘antichi dei giorni’. Come ha spiegato Rodiney Dale, coautore del libro ‘The Manna Machine’: “Questo è uno schema chiave del dispositivo che abbiamo costruito sulla base di quelle antiche scritture”.
Ed ha aggiunto: “Per esempio, il numero (1) viene identificato come la ‘bocca’, ma in realtà sembra fungere da presa d’aria, introducendo l’elemento vitale descritto come il ‘respiro della vita’ (2). Questo flusso d’aria attraversa un tubo paragonato al ‘cervello del vecchio’, che potrebbe corrispondere a un condensatore (3)”.
“Sulla base di queste descrizioni, abbiamo potuto ricostruire la disposizione spaziale dei componenti e progettare la macchina della manna. I nostri calcoli hanno dimostrato la fattibilità di questo sistema dal punto di vista biochimico. La macchina ha catturato l’umidità dell’aria mattutina, condensandola su una struttura a cupola. Successivamente, questa acqua è stata mescolata con colture di alghe, la cui crescita è stata accelerata grazie all’energia prodotta da un piccolo reattore nucleare. Il reattore ha fornito sia il calore necessario per le reazioni biochimiche sia la luce per la fotosintesi delle alghe.”
La tecnologia dietro la macchina della manna
Avvolta da un’aura di mistero, la macchina della manna nascondeva potenziali pericoli. Secondo alcune teorie, il cuore pulsante di questa macchina, il reattore, era conservato all’interno dell’Arca dell’Alleanza.
Giorgio Tsoukalos, noto per le sue teorie sugli antichi alieni, ha proposto una lettura innovativa dei testi biblici riguardanti l’Arca dell’Alleanza. Secondo lo studioso, i decessi e i sintomi descritti nelle Scritture a seguito del contatto con l’Arca potrebbero essere attribuiti a un avvelenamento da radiazioni.
Tsoukalos ha ipotizzato, quindi, che all’interno dell’Arca fosse custodito un dispositivo di origine extraterrestre, fornito agli ebrei durante l’esodo.
È stato ipotizzato che la manna, il cibo miracoloso fornito agli ebrei durante l’esodo, potesse essere in realtà una forma altamente nutriente di alghe verdi. Questa teoria trova un parallelismo nella moderna coltivazione della clorella, un’alga utilizzata come alimento per astronauti e per sostenere la vita in ambienti chiusi.
Le analisi scientifiche hanno confermato l’elevato valore nutritivo delle alghe e la loro capacità di sostenere la vita umana a lungo termine. Se la sopravvivenza degli ebrei è dipesa da questa fonte di cibo, sorge spontanea la domanda: da dove proveniva la macchina della manna?
Alcuni studiosi hanno ipotizzato un furto agli Egizi, mentre altri hanno suggerito un’origine extraterrestre, con gli alieni che avrebbero donato la tecnologia per prevenire una carestia nel deserto.
Alcuni studiosi sostengono che la complessità della macchina della manna rende improbabile una sua costruzione terrestre. Questa ipotesi ha portato molti a considerare un’origine extraterrestre, ipotizzando che sia stata creata da una civiltà aliena avanzata.
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