Inciso nella sabbia secca dell’arido entroterra australiano c’è il geoglifo più grande al mondo, noto come l’Uomo di Marree, un’enorme figura di un uomo aborigeno che caccia uccelli o wallaby con un bastone da lancio.
Uomo di Marree: il gigante del deserto sfida il tempo e il mistero
A differenza di altri geoglifi antropomorfi trovati in tutto il mondo, costruiti da antiche civiltà, l’Uomo di Marree è stato scolpito nel paesaggio solo 22 anni fa. Tuttavia, la sua stessa esistenza presenta uno dei più grandi misteri che l’Australia abbia mai visto; il geoglifo è così grande che è visibile dallo spazio, ma nessun testimone può attestarne la creazione e, fino ad oggi, il suo creatore e il motivo della sua costruzione rimangono sconosciuti.
Il geoglifo dell’Uomo di Marree si trova su un altopiano di terra arida, a circa 60 chilometri a ovest della piccola cittadina di Marree nell’Australia meridionale. Trevor Wright, un pilota charter, stava volando tra i comuni di Marree e Coober Pedy il 26 giugno 1998, quando ha individuato l’immensa figura lunga 4,2 chilometri con un perimetro di 15 x 28 chilometri, nel paesaggio sottostante. Al momento della scoperta, il contorno era profondo 30 centimetri e largo fino a 35 metri.
I geometri hanno ipotizzato che esso sia stato realizzato da un bulldozer e che ci sarebbero volute settimane per completarlo, ma nessuno afferma di aver visto o sentito nulla. Solo una pista conduceva all’interno e all’esterno del sito, ma non sono state rinvenute impronte o segni di pneumatici e un’indagine approfondita della polizia condotta in quel momento non ha portato a nulla.
Uomo di Marree: indizi sconcertanti
Subito dopo la sua scoperta, diverse comunicati stampa di dubbia provenienza sono stati diffusi ai media. L’analisi stilistica di questi testi ha suggerito la stesura da parte di un autore straniero. Innanzitutto, le misurazioni sono state espresse in miglia, iarde e pollici, anziché nel sistema metrico decimale, in uso in Australia. Inoltre, sono state utilizzate espressioni e nomi, come “Queensland Barrier Reef” e “local Indigenous Territories”, che non rientrano nel vocabolario comunemente utilizzato dagli australiani.
In aggiunta al mistero, una manciata di oggetti particolari sono stati trovati in una piccola fossa nel sito, tra cui una foto satellitare della figura, un barattolo contenente una piccola bandiera degli Stati Uniti e una nota che si riferiva ai Branch Davidians, un gruppo di culto che aveva sede in una proprietà vicino a Waco, in Texas , che è stato saccheggiato nel 1993, portando alla morte del leader David Koresh, così come di altri 82 seguaci del ramo davidiano.
Nel gennaio del 1999, durante lavori di scavo, gli addetti hanno rinvenuto una piccola targa. Si trattava di una bandiera americana recante l’impronta degli anelli olimpici e una citazione presa da “Il Centro Rosso” di H.H. Finlayson: “In onore della terra che un tempo conobbero. I loro successi in queste attività sono eccezionali, una costante fonte di meraviglia e ammirazione”.
La citazione era tratta da una pagina dedicata alla caccia ai wallaby con bastoni da lancio e recava immagini di cacciatori che presentavano una certa somiglianza con la figura dell’Uomo di Marree.
Gli investigatori hanno tentato, senza successo, di mettere insieme questo strano insieme di indizi. Tuttavia, alcuni hanno suggerito che potrebbero essere stati tutti piantati come false piste, per distogliere l’attenzione dal vero creatore.
Teorie sull’uomo di Marree
La notizia si è diffusa rapidamente nella piccola città di Marree. Alcuni hanno ipotizzato che la creazione del geoglifo fosse opera di un pilota turistico locale, un astuto stratagemma per sfruttare il flusso di turisti generato dalla sua scoperta. Effettivamente, gli aerei da noleggio della zona hanno registrato un picco di richieste per sorvoli panoramici, offrendo ai visitatori una vista mozzafiato della figura impressa sul terreno sottostante.
Altre teorie hanno ipotizzato che la creazione del geoglifo fosse opera di extraterrestri, altri ancora come un monito alla politica Pauline Hanson in risposta ai suoi commenti razzisti sugli aborigeni australiani.
Una teoria più concreta ha attribuito la sua realizzazione a Bardius Goldberg, un artista australiano che aveva manifestato interesse nel creare un’opera visibile dallo spazio. Interrogato al riguardo, non ha confermato né negato il suo coinvolgimento nella creazione dell’Uomo di Marree. Tuttavia, Goldberg è morto prima che questa teoria potesse essere approfondita.
Il gigantesco geoglifo dell’Uomo di Marree si è imposto rapidamente come icona della piccola città sud-australiana e come rinomata meta turistica. Tuttavia, la celebre scultura stava subendo un rapido deterioramento.
Nonostante il sito fosse inaccessibile al grande pubblico in quanto situato su terreni di proprietà indigena, il geoglifo ha iniziato lentamente a sbiadire a causa dell’erosione naturale. Era solo questione di tempo prima che la celebre figura potesse scomparire per sempre, portando con sé i segreti della sua creazione.
Nel 2013, la NASA ha segnalato che la sagoma dell’Uomo di Marree era appena visibile nelle immagini raccolte dall’OLI su Landsat 8. Questo ha spinto la popolazione locale ad agire. Un progetto durato 5 giorni ha impiegato coordinate GPS e una livellatrice per creare solchi nel geoglifo, con la speranza che la vegetazione vi crescesse, restituendo un aspetto verdeggiante al famoso Uomo di Marree.
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